Gli smartphone sono la chiave per favorire l’adozione del lavoro agile nelle PMI.

Se fino all’anno scorso erano parte fondamentale della nostra vita privata, ora lo stanno diventando anche di quella lavorativa.

Lo smartphone ci ha “conquistato” al punto che non ne possiamo fare a meno, e, al contrario di quando si creda, può essere di grande aiuto anche a lavoro.

Questo strumento sta pian piano diventando il cuore di una nuova organizzazione lavorativa, conosciuta con il nome di smart working o lavoro agile.

Basato su flessibilità organizzativa, lo smart working permette di lavorare da dove si vuole: da casa, dal bar, dal parco o addirittura dalla spiaggia.

Lo smartphone può diventare il centro di questo ‘ufficio mobile’, divenendo il fulcro attorno al quale far ruotare l’intero sistema.

Smartphone: lo strumento chiave per lo smart working


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Lavorare in libertà grazie allo smartphone: lo smart working nelle PMI

Sono sempre di più le PMI che abbracciano il lavoro agile, comprendendone il potenziale.

Molte aziende, tuttavia, secondo recenti analisi si dichiarano ancora disinteressate all’adozione di questo sistema.

Perché?

Si tratta di un disinteresse dettato da una difficoltà ad implementare “modelli standard” di smart working in realtà produttive di piccola o piccolissima dimensione o con un bassissimo livello di digitalizzazione.

Lo smartphone, in questo contesto, può fare la differenza: sempre più performanti, tanto da poter essere paragonati a dei computer di media potenza, i dispositivi mobili garantiscono connettività illimitata e possibilità di lavorare ovunque ci si trovi.

Un settore in rapida crescita, tanto che anche i maggiori produttori hanno iniziato a mostrare interesse.

Google, ad esempio, ha recentemente lanciato il programma Android Enterprise Recommended, grazie al quale sarà possibile riconoscere quali siano gli smartphone più indicati per lavorare in mobilità.

Smartphone e lavoro agile, binomio vincente

Sempre più spesso all’interno delle aziende si parla di strategie per consentire ai dipendenti di poter accedere con lo smartphone alla rete aziendale in situazioni di mobilità.

Esistono 3 principali approcci che è possibile mettere in atto:

in questo settore: si va dal (acronimo di Corporate Owned Business Only) al BYOD (acronimo di Bring your own device), passando per il COPE (acronimo di Corporate Owned Personally Enabled).

  • COBO: prevede l’utilizzo del telefono di lavoro solo all’interno dell’azienda e non per scopi personali;
  • COPE: consente ai dipendenti di usare lo smartphone ricevuto in dotazione dall’azienda anche per scopi personali;
  • BYOD: il dipendente utilizza il suo stesso smartphone anche per lavoro, potendo accedere alla posta elettronica e alle altre risorse messe a disposizione.

Tutto l’ufficio nello smartphone

Solo se lo smartphone è abilitato ad accedere alle risorse e ai file contenuti all’interno della rete aziendale – magari utilizzando una VPN – si potrà incentivare lo smart working.

Smartphone: lo strumento chiave per lo smart working

Anche le compagnie telefoniche stanno lavorando all’agevolazione dello smart working

Il dispositivo in sé, però, può ben poco se non adeguatamente supportato da un’offerta telefonica in grado di garantire ai lavoratori ampia libertà di movimento.

Per questo gli operatori di telefonia mobile stanno costruendo delle tariffe ad hoc rivolte a liberi professionisti e dipendenti di piccole e medie aziende.

Grazie a piani tariffari capaci di garantire un buon quantitativo di gigabyte, sarà possibile lavorare anche mentre si è in viaggio o ci si trova al bar per un aperitivo con gli amici.


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